Aderire alla previdenza complementare significa accantonare in modo regolare una parte dei propri risparmi durante la vita lavorativa per ottenere una pensione integrativa, aggiuntiva rispetto a quella erogata dalla previdenza obbligatoria. Chi aderisce stipula un contratto con un’impresa di assicurazione, versa dei contributi che la stessa compagnia raccoglie e investe in una forma pensionistica complementare (fondi pensione o piani individuali pensionistici). Il montante accumulato può essere convertito in una pensione complementare, una volta maturati i requisiti pensionistici.
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LA PREVIDENZA COMPLEMENTARE
Tutte le soluzioni propongono, di norma, più linee d’investimento tra cui scegliere, da quelle più sicure ma con rendimenti contenuti, a quelle più rischiose che presentano più elevate potenzialità di rendimento. Si può scegliere tra le seguenti forme pensionistiche complementari:
i fondi pensione aperti, offerti anche da banche, società di gestione del risparmio (SGR) e società d’intermediazione mobiliare (SIM), possono essere destinati sia a singoli individui sia a una collettività di lavoratori sulla base di un accordo collettivo, anche aziendale;
i piani individuali pensionistici – PIP, sono le polizze vita specializzate per l’erogazione della pensione complementare offerte dalle compagnie di assicurazione che, oltre a darti un’indicazione della pensione che potrai percepire, possono anche prevedere una partecipazione ai rendimenti di gestioni assicurative garantite;
i fondi pensione negoziali, istituiti dalle associazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori sulla base di un accordo collettivo, anche aziendale, oppure dalle Regioni, e dedicati alla collettività dei lavoratori di un intero comparto (ad es. i lavoratori metalmeccanici, i lavoratori chimici, ecc.) o di un determinato territorio di riferimento (ad es. i lavoratori del Trentino-Alto Adige).
Possono farlo tutti, anche chi non lavora e vuole costruirsi in proprio una forma di previdenza.
La scelta di aderire alle forme pensionistiche complementari è libera e volontaria. Chi aderisce, dopo due anni di permanenza ha il diritto di trasferirsi liberamente dalla propria forma pensionistica ad altra forma, che gestirà da quel momento la sua posizione previdenziale.
Le fonti di contribuzione sono:
- il contributo volontario di chi ha aderito;
- il TFR, nel caso di un lavoratore dipendente;
- il contributo del datore di lavoro, sempre nel caso di un lavoratore dipendente, nelle modalità stabilite dagli accordi collettivi o per la pluralità di lavoratori interessati.
Il contributo versato dal cliente è libero, anche se gli accordi collettivi possono prevedere misure minime di versamento. Il contributo dell’aderente e quello del datore di lavoro sono deducibili dal reddito, fino ad un importo massimo di 5.165 € all’anno.
Nel corso dell’adesione si può chiedere un anticipo per acquisto prima casa o spese sanitarie importanti come interventi chirurgici (max 75% del maturato), sia per sé che per i figli, nonché per altre esigenze (max 30%). Si può riscattare tutta la posizione, se si è inoccupati da più di 4 anni o in caso di morte o invalidità permanente, oppure chiedere un riscatto parziale del 50%, se si è inoccupati da più di 1 anno o se si è in mobilità o in cassa integrazione.
La previdenza complementare è la soluzione ideale per chi non lavora e vuole costruirsi in proprio una rendita pensionistica e per chi vuole integrare la pensione erogata dal sistema pubblico. Dal momento che quest’ultima sarà sempre più bassa nei prossimi decenni, la previdenza complementare si rende necessaria soprattutto per i lavoratori più giovani. In più, essendo incentivata fiscalmente dallo Stato, può essere un’efficace forma di risparmio per tutti, anche a favore di figli o altri familiari a carico che ancora non lavorano, dato che i vantaggi fiscali sono riconosciuti anche in questi casi.